Tutto è cominciato con una sottoveste nera di satin sinuosa e luminosa. Galeotta fu infatti Anna Magnani quando si rivelò al giovane Rocco Barocco in négligé nella sua suite: l’enfant prodige della moda italiana, che allora aveva appena sedici anni e lavorava nella boutique Filippo, la più esclusiva di Capri, consegnò alla diva un capo di couture. “Lei è una visione”, esclamò davanti all’attrice il giovane sognatore ed esteta con la testa immersa nella Dolce Vita, e il suo destino da quel momento fu votato alla seduzione, applicata ovviamente all’arte dell’alta sartoria.
“Amo le donne che sanno esprimere la propria carica sensuale e che sanno esplicitare quello che hanno dentro: nei miei primi cinquant’anni di carriera ho vestito le donne più belle, eleganti, indipendenti del mondo, e credo di averlo fatto con classe, ironia e un pizzico di audacia che per me non guasta mai”, mi confessa il creatore napoletano che nel 2018 ha festeggiato le sue nozze d’oro con l’alta moda a Napoli al Teatro San Carlo con uno show faraonico e inconsueto. Feline come pantere, sontuose come dame rinascimentali, voluttuose come la Maya desnuda di Francisco Goya o come le ballerine di Henry de Toulouse Lautrec, le muse di Rocco Barocco sono dive timeless come Marlene Dietrich o Grace Kelly o prorompenti come Penelope Cruz e hanno il dono vivificante del calore umano come Liza Minnelli.
La vibrante ninfa egeria di Halston proprio sulla passerella del grande couturier napoletano a Palazzo Barberini fu consacrata nel 1986 la brand ambassador della maison capitolina negli Stati Uniti. “Sprigiona una contagiosa vitalità-rivela lo stilista-la portai io da Raffaella Carrà che già indossava le mie creazioni più bon ton e che all’epoca conduceva Domenica In e insieme improvvisarono un duetto memorabile”. Per Barocco la vita è un palcoscenico, ma guai a prendersi troppo sul serio.
“Noi napoletani siamo così: generosi, passionali, solari e terribilmente autoironici, e in questo a mio avviso abbiamo una marcia in più rispetto agli altri”. Dal suo buen retiro di Capri incastonati nell’isola magica fra la grotta azzurra e i Faraglioni, il grande stilista beniamino del jet set racconta la sua odissea di stile nel mondo della couture e nel prȇt-à-porter di lusso rigorosamente Made in Italy: “Sul set di Beautiful allestito sul lago di Como mi sono cimentato nella recitazione, ho presentato una collezione nella Valle dei Templi in Egitto, ho sfilato nelle piazze più belle di Roma, la mia città d’elezione dove ho aperto il mio atelier nel 1972 dopo aver collaborato a lungo con Patrick De Barentzen e Monsieur Gilles, i primi a scommettere su di me grazie anche al supporto della mia amica francese Cristine; ma sa, il momento magico della mia carriera deve ancora venire”.
Eppure di momenti incredibili Barocco ne ha avuti eccome: come quando nel 1987 svelò all’Isola Tiberina le sue poetiche e drammatiche creazioni in faille di seta e in croccante taffetas ispirate alla magniloquenza del Seicento spagnolo di Velasquez e alle tele di Rubens e Van Dick. O quando in Piazza del Campidoglio rese omaggio all’Antica Roma con languidi pepli pagani illuminati da bagliori dorati, memori della grandeur di Pompei e dei fasti della Domus Aurea. E poi gli abiti per le stelle come Sophia Loren che vestiva Barocco sul set del film “La moglie del prete” oltre all’elegantissima Virna Lisi, abbigliata dal grande couturier in varie occasioni. Fino alla Bond Girl Ursula Andress, alla sensualissima Corinne Cléry, alla magnetica Dalila di Lazzaro, alla scoppiettante Marta Marzotto, amica intima dello stilista, alla vulcanica Marisa Laurito e alla meravigliosa Mia Martini. E dulcis in fundo Laura Antonelli che spesso trascorreva le vacanze estive nella lussuosa magione caprese del sarto e che Barocco ricorda come “una donna umanissima e strepitosa, riservata ed estremamente fragile”, e la sofisticata e altera Elsa Martinelli, mito della moda e a Sandra Milo, icona felliniana ubertosa e sorridente, amica di sempre che indossava un Barocco scarlatto al galà degli ultimi David di Donatello a Roma.
“Amo molto i colori squillanti e spesso li accosto anche in modi inediti come spesso ho dimostrato nelle mie numerose collezioni-spiega lo stilista partenopeo-ma la tinta che mi rappresenta maggiormente è il nero, profondo, misterioso, carismatico, sensuale, un non colore che si combina con qualunque cromia, un eterno passepartout”. Un nero notturno e ammaliante che avvolge nelle sue spire enigmatiche le belles dames sans merci protagoniste delle passerelle dello stilista, donne ineffabili e travolgenti come Maria Callas e che a volte evocano il glamour delle odalische di Delacroix e della Bella Otero, a volte invece sembrano uscite da una tela di Boldini o di Canaletto o ancora da un film di Pedro Almodovar e di Alfred Hitchcock: “Amo il cinema più alternativo e visionario perché anche in questo si manifesta la mia voglia di trasgredire: adoro “Arancia Meccanica” di Stanely Kubrick e spesso torno a sfogliare i romanzi del mio amico Alberto Moravia, uno scrittore che ben si concilia con la seduzione che pervade le mie creazioni e che si traduce sovente nei clash tematici di animalier e motivi floreali come anche nei pizzi intarsiati su tulle e chiffon che da sempre costituiscono i miei codici distintivi”. Leggerezza insostenibile come nel romanzo di Milan Kundera, è la cifra dello stile Barocco declinato in guepières di satin matelassé e in fourreau tempestati di granelli di stelle. Il filone body conscious e afrodisiaco oggi più che mai risulta attualissimo sia perché nelle collezioni dedicate alla primavera-estate 2022 tutti gli stilisti inneggiano alla sensualità e alle forme femminili, sia perché le modelle di oggi sono più procaci e morbide rispetto al passato, lontane anni luce da vetusti stereotipi di genere e di bellezza anoressica e filiforme che Barocco non ha mai abbracciato. “Di Top Model ne ho vestite tante: da Marisa Berenson e Benedetta Barzini fino a Pat Cleveland, Dalma e le super modelle degli anni ’90 come la splendida Yasmeen Ghauri, per me la più sexy di tutte, passando per Maria Carla Boscono che a sedici anni mi implorava di includerla nel cast delle mie sfilate, fino a Monica Bellucci, ambasciatrice della bellezza mediterranea nel mondo che negli anni’90 ho abbigliato spesso per i suoi film”. Dopo essere stata immortalata dall’obbiettivo di David Bailey, Gianpaolo Barbieri, Henry Clarke, Marino Parisotto e Marco Glaviano, oggi la bellezza ipnotica delle donne di Barocco è catturata magistralmente dal magico obbiettivo di Sergio Goglia, un pittore vero della fotografia con una vena caravaggesca formatosi alla scuola di Mimmo Jodice e che firma molte delle più iconiche campagne pubblicitarie del grande stilista come quella, seducente, per l’ultima fragranza maschile “Last King” che trasuda erotismo. “Il mio menswear è connotato anch’esso dalla seduzione soprattutto nelle collezioni estive concepite per un gentleman latino, mentre d’inverno prediligo i cappotti di cachemire double, le giacche provviste di cappuccio e i completi formali ma destrutturati per un’eleganza contemporanea e confortevole che strizza l’occhio al pubblico giovane”. Barocco, ieri mondanissimo e nottambulo ma mai irriducibile presenzialista, oggi è un uomo tranquillo, appagato dai suoi successi planetari ma sempre proiettato nel futuro: “La vita è domani: non sono uno che riposa sugli allori.
Credo molto nel mio progetto di Ischia dove nell’area di Sant’Angelo con Maison Barocco ho avviato un approccio lifestyle estremamente moderno che prevede un ristorante gourmet, hospitality a cinque stelle e boutique monomarca”. E anche se la moda attuale lo annoia e lo lascia un po’ perplesso – i suoi miti restano Valentino e Yves Saint Laurent con una simpatia notevole per Gianni Versace che negli anni ’60 si recava nel suo atelier per ordinare abiti di ready-to-wear – il futuro è ancora tutto da scrivere, perchè lo stilista è ancora un vulcano pieno di interessi innamorato della vita, degli animali che adora e degli amici che lo circondano del loro affetto.
Testo Enrico Maria Albamonte Foto Sergio Goglia