La fashion designer Francesca Liberatore determinata più che mai, ha deciso lo scorso febbraio di presentare la new collection A/W 2021/22 in digitale, nonostante già nel febbraio 2020 veniva definita un’antesignana dei nuovi format di film moda con la sua J-Kolombina-R presentata proprio al cinema The Space di Piazza Duomo. Francesca da sempre mostra il suo lato attento rivolto alla ricerca di sinergie artistiche che l’hanno portata a confrontarsi con mondi culturali diversi, dal cinema alle aste d’arte, dalla musica alla fotografia. Un portfolio personale di studi e esperienza professionale tra cui il Moulin Rouge, dove ha costantemente mixato la sua arte con quella di importanti realtà, grazie alla ricerca di concept inusuali e innovativi che le hanno permesso di esplorare nuove sfumature e raggiungere un pubblico sempre più ampio, nel tempo.
Oggi la fashion designer è pronta ad affrontare una nuova sfida, in occasione della MFW a settembre, quindi, non ci resta che aspettare, considerando che non mancheranno le sorprese.
Per Fashion Life abbiamo il piacere di incontrarla per comprendere meglio le sue scelte e le sue evoluzioni.
In riferimento alla collezione A/W 2021/22 lei ha fatto una scelta attenta, qual è stata la sua considerazione in merito?
Mi è sorto un problema morale. Se fossi stata un’attrice teatrale non avrei apprezzato che il teatro accendesse le sue luci per uno stilista e non per me che ci lavoro, che entrassero produzioni moda e che restassero a casa le maestranze che allestiscono normalmente in quel luogo spettacoli. Quindi ho ritenuto dover in primis essere solidale con chi, in quel momento, non poteva esercitare la sua passione lavorando nel suo luogo.
Come è stata realmente la sua sfilata in digitale?
La moda come specchio del tempo doveva accettare la sfida senza esimersi da ciò che la contingenza ci ha fatto vivere o impedito. La mia non è stata una sfilata digitale ma lo storyboard di ciò che sarebbe stato. In un teatro i miei abiti sarebbero stati attori di sé stessi ricordando dal dopoguerra i diversi periodi e modi di rinascita. È stato quindi il 2D di una narrazione vera, che ha potuto essere’ perché la creatività non si ferma e che ‘è stata così’ perché siamo tutti nella stessa barca.
Un’ occasione che ha offerto numerosi spunti di riflessione e la voglia di riproporsi in presenza?
È stato interessante commentarla in streaming, per me in primis che normalmente non la vedo mai da davanti! Però proprio perché la moda e l’arte vivono di immersione e condivisione il 26 settembre torneremo in presenza. Ho dedicato questo mio esperimento a tutti i creativi che come me hanno dovuto cambiare i piani per allinearsi alla contingenza, a tutti coloro che non hanno bisogno di etichettarsi come artisti, perché sanno quanto pesante sia a volte questa condizione, agli attori, ai musicisti, ai registi, a tutti coloro che non hanno potuto praticare il loro mestiere, ai fotografi, al team di trucco con Markus Theisen, e al parrucco con Beppe d’Elia, e infine al teatro e al cinema, che per la loro grandezza e verità non possono essere inglobati in questo momento.
La stilista per la A/W 2021/22 ha collaborato la Fondazione Società dei Concerti, grazie alla quale talenti della musica internazionale coordinati dalla presidente Enrica Ciccarelli Mormone hanno raccontato la sfilata (AW 2021/22) con i loro strumenti. Cosi come con il regista e critico cinematografico Mario Sesti, con Alessandro Turci docente e critico di moda, la fotografa e videomaker Alice Falco da sempre al fianco di Francesca. Un sentito ringraziamento, inoltre, è andato alla Camera della Moda impegnata attivamente a supportare e unire gli stilisti del made in Italy, grazie al calendario di sfilate digitali.